domenica 15 gennaio 2012

Penelope


Ha battuto sempre per Ettore, il mio cuore – E tu onore di pianti, Ettore, avrai,/ove fia santo e lagrimato il sangue/per la patria versato, e finché il Sole/risplenderà su le sciagure umane – molto meno per il furbo e avventuroso Ulisse. E se nell’Iliade ho amato Andromaca e Cassandra – quest’ultima, in realtà, mi appassionò, soprattutto, nella versione Christa Wolf – nell’Odissea ho sempre avuto un affetto particolare per la femminilità in sboccio di Nausica dalle bianche braccia.
Eppure quanto mi somiglia Penelope dalle lunghe attese, che tesse e ‘ssunde continuamente. Scrivo e cancello diecimila volte. E, talvolta, dopo diecimila riscritture, arrivata alla parola fine, rileggo e, in fondo, non mi pare così male. Eppure, premo il tasto più in alto a destra e il foglio torna, di nuovo, completamente bianco.

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