mercoledì 15 febbraio 2012

Le parole della mia lingua


Bumbula (contenitore in terracotta per l’acqua); bucalaci (lumache; ora si usa soprattutto per la pasta bucalaci, ovvero lumaconi); catinazzu (espressione di rabbia; meglio evitarne la pronuncia); cuddhura (pane a forma di anello);curcuci (di maiale); fulea (il nido); iastimari (bestemmiare); ncasari (una porta: chiudere); ‘rasta (vaso per pianta); scutulari (scuotere); cricopa (albicocca); paddecu (persona ridicola); gurna  (pozzanghera d’acqua); firriari (cercare; lavorare a maglia); bizzolu (scalino; era‘o bizzolu du triulo la ragazza incinta senza marito); singare (tirare una linea; si continuano a singare le olive da mettere in salamoia); ‘nacari (cullare); jiersu (terreno incolto); cirasa (ciliegia); jimbu (gobba); siddiare (scocciare); spùria (una striscia di terrra); zimbaru (caprone); timogna (cumulo di grano; purtuallu (arancia).Ovvero: parole di derivazione greca.

Cantaru (misura di quantità corrispondente a circa 90 kg); carùbba (simile alle fave, ma dolce; baccello citato anche nel Vangelo; ce n’erano molte tanto che c’è una via Carrubara); gèbbia (vasca d’acqua per irrigare i giardini); ciuciulea (semini di sesamo); lattariari (angosciarsi); saladda (coperta di lana; nell’espressione ‘panza i saladda: mangiare molto, avere la pancia enorme); tambùtu (bara); cafizu (misura di volume dell’olio); tùminu (tomolo; misura agricola; per esempio: ‘nu tuminu ‘i ranu: un tomolo di grano); zaccunu (propriamente: recinto per animali; nel mio lessico familiare: un lettino sfondato); sciabaca (rete da pesca); zibibbu (tipo d’uva, dal sapore indimenticabile). Ovvero: parole derivazione araba.

Accia (sedano); broccia (forchetta; buffettuni (schiaffone); catugghiari (solleticare); sciampagniuni (uno che ama il divertimento; di alcune persone si dice che sono “triulu ‘i casa e divertimento ‘i rua”, ovvero lamentosi in casa e divertenti in piazza); stuiari (asciugare); braceri (braciere); buàtta (lattina; c’erano solo quelle dei pomodori, ‘a putia, nella bottega); bucceri (macellaio); 'ccattàri (comprare); fumeri (letame); munzeddu (piccolo cumulo: di terra, per esempio, ma anche di nocciole, per giocare o di soldini); perciari (bucare; le orecchie, per metterci gli orecchini); racina (uva); raggia (rabbia); travagghiari (lavorare); surbietta (tovagliolo); ’muccatùri (il fazzoletto rubato alla Calabrisella, che lavava alla fontana, secondo la più nota canzone tradizionale del reggino, ma c’è anche una derivazione dal catalano dello stesso termine). Ovvero: parole di derivazione francese.

Bontatuso (buono); cciappa (pietra larga e sottile; si usava giocare lanciandole sul pelo dell’acqua a mare; quella che “saltava” di più vinceva); cucchiara (cucchiao); palumba (colomba); scupetta (fucile); ‘nzertari (indovinare); prèscia (fretta); timpa (dirupo). Ovvero: parole di derivazione spagnola, castigliana o catalana.

Questi alcuni dei termini della mia lingua 0: quella che ho imparato nei primi anni, prima ancora di apprendere l’amato Italiano: suoni di una storia complessa, molteplice: rami di piante differenti innestate su un unico albero.

Pare che anche la seguente sia un termine di derivazione greca. Ma, nel mio dialetto – fosse un termine impronunciabile o una realtà avvertita come non totalizzante – la parola ‘ndrangheta non c’era.


Pubblicato ieri sera su Zoomsud

Questi sono alcuni dei commenti apparsi su Fb – ringrazio tutti, in particolare Gioacchino Criaco, le cui espressioni conserverò per me:

Personalmente, considero una fortuna l'aver conosciuto, prima il dialetto, e poi la lingua italiana. Perché l'italiano degli anni '40 o '50 era ancora una lingua d'élite, in formazione, che non possedeva la ricchezza espressiva delle lingue ...dialettali. Oggi le cose sono fortemente cambiate, grazie alla radio e alla televisione che hanno facilitato la crescita di un italiano mediano, comprensibile ai più. Quando mia nonna morì nel 1973 a 94 anni, era in grado di comprendere una lingua che per tanto tempo le era parsa straniera; grazie, appunto, alla pratica con l'italiano televisivo delle annunciatrici, degli speakers dei telegiornali e di Mike Buongiorno. La terza generazione (quella dei miei figli) assunse come prima lingua l'italiano, non per vezzo, ma perché, nel frattempo la nostra lingua era diventata la lingua nazionale, parlata nei piccoli e nei grandi paesi. Detto questo, è stato per me un gran piacere assistere alla rievocazione di Maria Franco delle vecchie parole dialettali che, per un buon 80%, sono anche le parole del mio dialetto. Ho provato a pronunciarle con la cadenza che hanno i miei tanti amici "riggitani", certo più musicale di quella dei "chianoti". Qualche riserva solo per il modo in cui i reggini chiamano, i due frutti più preziosi -insieme alle ulive- della nostra terra: l'arancia e il bergamotto, ma non si può essere perfetti nella vita! Michele Maduli

Con una ventina di rondinelle dialettofone fin nel DNA, la nostra insegnante delle elementari aveva una sola scelta: imporci l'italiano (grazie, Signora Riccio, per l'eternità!) Ma quando lo parlavamo fuori, c'era sempre qualche vecchina che strillava: "Parra comu ti 'mparau mámmata 'o focularu!" Mio padre, per dimostrarmi la maggiore ricchezza del dialetto, mi chiedeva il nome italiano del bagolaro che imparai tardi e malvolentieri: per me quell'albero resta sempre 'u melicuccaru... Il mio bilinguismo è un gran motivo di stabilità psicologica, ancora dopo decenni d'emigrazione! Emma Chiera

Ciao Maria sei appassionata di termini dialettali? Io sono appassionata ed in passato m'ero data ad uno studio scientifico per conoscerne gli etimi.Ho seguito in diversi convegni Gerhard Rohlfs. sono stata un'allieva di Lombardi Satriano.... Poi ho abbandonato tutto: nella vita non si può seguire tutto quello che vorresti fare. Alcuni termini sono uguali ai nostri, come: bumbula, catinazzu (io lo dico sempre, specialmente quando urto contro il tavolo, il letto ecc ecc...).Per le lumache abbiamo molti nomi:vovalaci, vavalaci,caracoli,lambò e lambà,vermituri.......cuddhura noi la usiamo con una sola "d"cudura o cullura, curcuci.....salimorati, frittulimi.(penso che ti riferisci ai residui di grasso qundo si cuocciono le frittole)...fulea..folea o folia. Cecilia Piscioneri


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