lunedì 20 febbraio 2012

Nisida. Appunti di didattica sperimentata: 9. Il grande blu 10. Pizzeria Bella Napoli

 
Riccardo Brun

9. Il grande blu

La pubblicazione di Un vaporetto bianco fa la spola ha segnato uno spartiacque nell’evoluzione metodologica della didattica nel carcere minorile di Nisida. Il fatto che il libro ottenesse, nel giugno 2008, un premio speciale Morante ragazzi, e inaugurasse, nel novembre 2008, la decima edizione del Leggiamoci fuori scuola colpì profondamente tutti i ragazzi e le ragazze presenti in Istituto anche per il particolare legame con Roberto Dinacci che del progetto 100Napoli, nel cui ambito nacque Un vaporetto bianco fa la spola, era stato l’anima.

Fu in questa fase particolare, tra il luglio e il dicembre 2008, che una ragazza rom, che aveva appena preso in carcere la licenza elementare, decise di scrivere un diario con lo scopo di farne un libro. Ne facemmo, invece, un giornale, il numero 26 di Nisida News, pubblicato nel gennaio 2009 con il titolo di Il grande blu. I quattro quaderni di Sanela divennero, nella riscrittura al computer, ventisei pagine fitte. Il testo restò lo stesso, con la sola correzione degli errori di ortografia e qualche trattino atto a segnalare le parti di dialogo.

Fin dall’inizio non ho avuto nessun dubbio di trovarmi di fronte ad un testo importante, tanto da commentarlo con queste parole: “La scrittura di Sanela – semplice, fresca, informale, felicemente imperfetta, a tratti anche nebulosa e reticente, piena di ripetizioni (d’altra parte sia le frasi dell’intimità dell’amore sia le ninna nanne rivolte ai bambini non sono che ripetizioni) e, insieme, di immagini forti e metafore non banali – sembra attingere soprattutto alla maturazione del cuore, al sentimento che, stringendosi attorno all’essenza del suo nucleo forte, pulsa nelle vene fino a farsi possibilità di scelte quotidiane e concrete, a quella sapienza in qualche modo iscritta nel codice genetico dell’essere umani. Le parole scritte diventano il grembo in cui continuare a intessere il corpo della bambina che sta crescendo lontano da lei e, insieme, il senso della vita: che resta, nonostante tutto, stupore e incanto della bellezza di cui il cuore trabocca. Sanela scrive perché la sua bambina, il suo più grande amore, il suo infinito blu, sappia che non è stata lei ad abbandonarla ma che circostanze troppo grandi per lei l’hanno sottratta alle sue cure e perché, in fondo, spera che quelli dei tribunali – questa entità quasi metastorica e metafisica che incombe costantemente nella sua vita – si convincano a fargliela rivedere e riabbracciare. Ma scrive soprattutto per sé, perché questa è l’unica chiave che ha per chiudere in lei la sua bambina, in una prigionia che non prevede sbarre, ma giochi e risate, farla restare dentro di lei, anzi farla crescere nel suo cuore, in qualche modo sentire il primo dente che spunta, vedere i primi passi barcollanti e riconoscere compiuto il senso della propria esistenza nell’ascoltare quella parola – mamma – che teme di non udire mai ma la cui attesa le fa guardare al futuro con speranza”.

Una parte del testo venne inviata ad un concorso di scrittura per ragazzi in carcere, intitolato Sorgente educativa, e vinse un premio nel giugno 2009.

Intanto, Sanela prese la licenza di scuola media, superò la timidezza nell’esprimersi in occasione di incontri e dibattiti, partecipò sempre più attivamente a tutte le attività didattiche e diventò un interlocutore importante per tutti gli scrittori che partecipavano, nel corso dell’anno scolastico 2009-2010, che lei frequentava nel gruppo degli allora cosiddetti “crediti” che si occupava anche del secondo Fotoromanzo, al progetto Nisida come parco letterario.

Nel materiale distribuito a tutti gli scrittori che incontrano i ragazzi per scrivere un racconto ispirato alla nostra isola, c’era anche il Nisida News con la storia di Sanela. Molti ne rimasero colpiti. Riccardo Brun ne rielaborò il testo in un racconto-monologo per la quinta rassegna di teatro civile Presente indicativo, diretta da Mario Gelardi e Tina Femiano.
L’anteprima avvenne a Nisida, il 27 febbraio 2010, quando l’attrice Antonella Mahieux recitò il monologo, nell’aula Dinacci, affollata di ragazzi e ragazze, compreso un gruppo di allievi del liceo Mercalli che partecipavano al progetto Nisida come parco letterario. Sanela era stata trasferita in comunità da appena qualche giorno, ma il magistrato ne autorizzò il rientro a Nisida per l’occasione. Erano presenti anche l’autore e il regista Mario Gelardi. Per tutti i presenti l’impatto resta indimenticabile. Sanela esprimesse con parole semplici la sua enorme felicità perché le sue parole sono state riscritte in modo così bello e rispettoso della sua identità, ma tutti i ragazzi si ritrovarono nel monologo Conversando con Hugo Pratt, che qualche giorno dopo la stessa attrice, con la direzione dello stesso regista, avrebbe recitato al teatro Elicantropo.

Il testo di Brun – pubblicato nella raccolta dei monologhi dell’omonima rassegna in Presente indicativo dalla casa editrice Ad est dell’equatore – tornò in scena a Nisida il 27 marzo 2010 in occasione della Giornata mondiale del Teatro, festeggiata in Italia per la prima volta (alla quarantanovesima edizione dell’Unesco) in due scuole di Roma e Verona e nella scuola che opera all’interno del carcere minorile di Nisida. Il back stage del progetto, elaborato dal Marano spot festival, in alcune immagini fa vedere il legame creatosi tra il progetto Nisida come parco letterario e la giornata del teatro, mostrando l’ultimo incontro tra la scrittrice Patrizia Rinaldi e i ragazzi e le ragazze per discutere del suo ultimo libro.

All’inizio di tutto il percorso su Nisida come parco letterario, presente la stessa Sanela, tra le altre, avevo posto ai ragazzi la domanda se avrebbero voluto che qualche scrittore scrivesse di loro. Avevano risposto tutti di sì, ma precisando che nessuno avrebbe potuto, in realtà, farlo perché solo vivendo le loro stesse esperienze avrebbero potuto parlarne. Alla fine del percorso rifeci la domanda, chiedendo anche chi, eventualmente, avrebbe potuto scrivere “davvero” di loro. In quetso secondo caso, i ragazzi fecero due nomi. Uno era quello di Riccardo Brun, il miglior riconoscimento possibile al suo monologo. Le parole di Brun, crudeli e dolci nello stesso tempo, avevano, infatti, la rara capacità di essere non dalla parte della ragazza, ma la ragazza: riuscendo, quindi, a fissarne l’innocenza restituendola, integra, oltre ogni male, prima di tutto a se stessa.



11. “Pizzeria Bella Napoli

Rispetto alle numerose messe in scena teatrali nisidiane, “Pizzeria Bella Napoli”, che sul palco del teatro Edoardo De Filippo, ha chiuso l’anno scolastico 2010-2011, ha avuto la particolarità d’essere un lavoro fatto totalmente dai ragazzi, dall’invenzione del soggetto, ai dialoghi, alla scenografia, con l’uso di materiali riciclati, con la guida, in particolare di Silvana Russo, il contributo mio e di Adele Micillo e il supporto di Mario Gelardi e Giuseppe Gaudino. La spinta a tale attività era venuta proprio dalla messa in scena, nei mesi precedenti, da parte di Mario Gelardi e Giuseppe Gaudino del racconto scritto dal primo nell’ambito dei Racconti per Nisida e l’Unità d’Italia


Questo il copione di “Pizzeria Bella Napoli


MILANO. PIZZERIA BELLA NAPOLI - ENTRANO VINCENZO E PEPPE; ANTONIO IL PROPRIETARIO DELLA PIZZERIA E’ SEDUTO AD UN TAVOLINO.
ZIO PEPPE - Buon giorno è permesso?
ANTONIO - Carissimo Peppe, come va ?
PEPPE - Don Antonio, vi ho portato un mio carissimo amico, è un bravissimo pizzaiolo.
VINCENZO - Piacere Vincenzo.
ANTONIO - Accomodatevi.
PEPPE - Vincenzo ha fatto il corso di pizzaiolo vuole lavorare in pizzeria, vi serve un pizzaiolo napoletano?
ANTONIO - Di pizzaioli bravi c'è sempre bisogno. Sai bravo a fare le pizze?
VINCENZO - Si ho fatto un corso a Nisida ho pure preso un attestato.
ANTONIO - Nisida?
VINCENZO - Sì, ma adesso ho deciso di cambiare vita ho bisogno di un posto di lavoro.  
ANTONIO- A me piacciono i ragazzi che decidono di cambiare vita.
PEPPE - Don Antonio la verità, quello è un bravo ragazzo, si è trovato in una brutta situazione.
ANTONIO - va bene Peppe ad ogni sbaglio c’è un rimedio. Vincenzo te la senti di iniziare subito?
VINCENZO -  Subito?
ANTONIO - E certo, fammi vedere cosa sai fare.   Mariaaaa, portami un grembiule per il ragazzo.
ANTONIO - Peppe non ti preoccupare, al ragazzo ci penso io.
PEPPE - Don Antonio grazie di tutto, sono in debito nei vostri confronti.
ANTONIO - Ciao.
PEPPE – Arrivederci.
VINCENZO - Ciao Peppe.
PEPPE a VINCENZO - Fammi fare bella figura.
ESCE MARIA, LA CAMERIERA, DAL RETRO BOTTEGA, PORTA UN CAMICE ED UN GREMBIULE, LO DA’ AD ANTONIO E POI SI METTE AD APPARECCHIARE I TAVOLI
ANTONIO - Vincenzo, qua sta la pasta, il pomodoro, e tutti gli ingredienti, fammi assaporare una bella pizza.
VINCENZO SI METTE LA DIVISA DA PIZZAIOLO E COMINCIA A LAVORARE.
VINCENZO - Mo vi faccio una bella pizza tipica napoletana, sicuramente vi faccio leccare i baffi, vi preparo una bella Margherita.
ANTONIO - lo sai perché si chiama Margherita?
VINCENZO - E certo che lo so, è perché abbiamo avuto la regina a Napoli, e un pizzaiolo la fece, la prima volta, per lei, con i tre colori della bandiera.
VINCENZO COMINCIA A PREPARARE LA PIZZA. NEL FRATTEMPO, LA PIZZERIA SI RIEMPIE, ANTONIO E’ DIETRO LA CASSA, MARIA; LA CAMERIERA, VA A SERVIRE AI TAVOLI.
ENTRANO IL PRIMO CLIENTE, POI ENTRANO GLI ALTRI
MARIA - Buongiorno Signore vuole ordinare, cosa prende da bere?
CLIENTE - Una birra e una Margherita
MARIA - Grazie
MARIA SI ALLONTANA E TORNA CON LA BIRRA, DOPO POCO PORTA LA PIZZA AL CLIENTE. PASSA PER GLI ALTRI TAVOLI A PRENDERE LE ORDINAZIONI, IL PRIMO CLIENTE LA CHIAMA
CLIENTE - Signorina scusi
MARIA - Mi dica vuole ordinare qualche altra cosa, un dolce?
CLIENTE - No grazie vorrei pagare
MARIA - Le porto subito il conto.
CLIENTE - Vado a pagare alla cassa
IL CLIENTE SI ALZA E VA ALLA CASSA
CLIENTE - Vorrei pagare il mio conto, vengo da tanto tempo qui, ma devo dirvi la verità, non ho mai mangiato una pizza così buona.
ANTONIO - Grazie ci fa piacere, abbiamo un nuovo pizzaiolo è venuto direttamente da Napoli.
CLIENTE - Arrivederci
MARIA - Grazie alla prossima
ANTONIO - E bravo il nostro nuovo pizzaiolo.
IL CLIENTE ESCE DALLA SCENA E ANCHE GLI ALTRI CLIENTI LASCIANO LA SCENA. La cameriera Maria sparecchia i tavoli ed esce anche lei dalla scena, Vincenzo pulisce il Banco della pizzeria ed esce, Antonio chiude i conti e lascia la scena.

SONO PASSATI ALCUNI MESI. ENTRA VINCENZO E SI SIEDE AL TAVOLINO E COMINCIA A LEGGERE LA LETTERA DI PASQUALE.
VINCENZO - Caro Vincenzo chi ti scrive è il tuo amico Pasquale, io sto bene come me lo auguro per te, ho saputo che fai il pizzaiolo a Milano da alcuni mesi. Vorrei fare lo stesso che hai fatto tu solo che mi servirebbe un aiuto Se in passato ho sbagliato perché mi ero macchiato di un inchiostro che non si toglie facilmente, oggi ho scoperto che io sono sempre quel ragazzo che voleva farsi una vita migliore. Ma è impossibile cambiare nella mia città e con il marchio della mia famiglia che invade i miei sogni, per questo voglio cambiare aria e salire al Nord così forse mi salvo da tutta questa realtà che mi circonda. Perciò mio caro amico ti chiedo aiuto, a te che sei stato nella mia stessa situazione e sai cosa significa. Spero che mi hai capito ora ti saluto con un forte bacio il tuo amico Pasquale.    A PRESTO
ENTRA DON ANTONIO E SI SIEDE VICINO A VINCENZO
DON ANTONIO - Notizie dalla tua famiglia?
VINCENZO - Un amico in difficoltà. Don Antonio, ricominciare una nuova vita è difficile.
DON ANTONIO - E' vero è difficile, ma tu ci sei riuscito. Vincenzo sono già sei mesi che lavori qua, e devo dirti che da quando ci stai tu le cose vanno proprio bene, tutti oramai parlano della nostra pizza napoletana.
VINCENZO - Don Antonio visto che la pizzeria sta andando bene, vorrei proporvi una cosa…
DON ANTONIO - Dimmi, dimmi, Vincenzo…
VINCENZO - C’è un mio amico fidato, che è stato in carcere con me, e abbiamo fatto il corso di pizzaiolo insieme, che ne dite di farlo lavorare per noi?
DON ANTONIO - Il tuo amico è di Napoli?
VINCENZO – Si.
DON ANTONIO - Va bene possiamo pensarci. Ah, che nostalgia che ho di Napoli, io abitavo ai Quartieri spagnoli, la gente del quartiere, allora, era come una grande famiglia, mio padre era operaio all’Italsider, lavorava nel tuo quartiere. Io da ragazzo facevo lunghe passeggiate su via Caracciolo, allora mi sentivo un leone. Napoli è una città unica al mondo, anche se non hai un soldo in tasca, vai a Mergellina, ti metti sul molo a guardare il mare e cominci a sognare.
VINCENZO - Don Antonio è vero che Napoli fa sognare, ma se non trovi lavoro i sogni possono diventare anche disgrazie, finisci in brutte situazioni. Come mi è capitato a me. Don Antonio è un po’ di tempo che vi vedo abbattuto, ma vi è successo qualcosa?
DON ANTONIO – Vincenzo, la verità, è che io non sto bene, tu per me sei come un figlio, voglio confidarti una cosa che non ho detto neanche a mia figlia, io ho una brutta malattia, che purtroppo non è curabile e mi rimane poco da vivere.
VINCENZO - Don Antonio, ma davvero state dicendo, mi sta crollando il mondo addosso.
DON ANTONIO - Per questo Vincenzo mi sono confidato con te, perché so che mi posso fidare di te, quando succederà la disgrazia, io voglio che tu prenda il mio posto, e ti prenda cura della mia famiglia.
VINCENZO- Don Antonio farò tutto il possibile per essere alla vostra altezza, ma non potrò mai sostituirvi, voi siete una persona unica, avete una grande umanità, e me lo avete dimostrato, mai nessuno nella vita mi ha dato fiducia come voi, e io non vi dimenticherò mai.
ENTRA MELISSA - Papà…
DON ANTONIO  ESCE -  Ciao Melissa, io vado a farmi un caffè, pensate voi a preparare la sala.
MELISSA - Buon giorno Vincenzo, che c’è, sei triste?
VINCENZO - Ho avuto una brutta notizia.
MELISSA - Ma cosa è successo, qualche disgrazia in famiglia?
VINCENZO - No, sono triste per la lettera del mio amico, che si trova in difficoltà, come è capitato a me.
MELISSA - Mi dispiace, come posso consolarti?
VINCENZO - Mi basta solo la tua presenza, e io già mi sento bene.
MELISSA -Oh!! Mi fa piacere farti questo effetto.
VINCENZO - Che  ne pensi se il giorno di chiusura  andiamo al cinema?
MELISSA - Non lo so, devo chiedere a mio padre.
VINCENZO - Non ti preoccupare parlo io con tuo padre lui si fida di me.
MELISSA - Ma cosa vuoi ottenere, con questo invito al cinema? Voi napoletani siete bravi a corteggiare, ma lo fate con tutte, noi a Milano non ci facciamo incantare facilmente.
VINCENZO - Melissa vedrai, ti farò innamorare di me.
MELISSA - Come pensi di potermi conquistare?
VINCENZO - Io vorrei conquistare te, il tuo cuore, tutto ciò che è mio sarà tuo.
MELISSA - Ah! Si, sei proprio convinto? Credo che questo sta a me deciderlo.
VINCENZO - Non credevo che tu fossi così fredda, credevo avessi un minimo di interesse per me ma vedrai ti sorprenderò giorno dopo giorno.
MELISSA - Basta non voglio più nascondermi, voglio essere sincera con te, anche se non avrei mai immaginato di interessarmi di uno con il tuo passato, ma ho imparato a conoscerti, tu mi trasmetti qualcosa di speciale.
VINCENZO - Mi fai fare russ russ, mi fa piacere, è tanto tempo che volevo sentirti dire queste cose vorrei tanto baciarti, posso?
MELISSA – Eh, no, caro Vincenzo certe cose non si chiedono, ma si conquistano.
VINCENZO - Hai ragione da ora farò a modo mio.
STA PER BACIARLA
DON ANTONIO (fuori scena) - Melissa…vieni a darmi una mano.
MELISSA SCAPPA VIA.
MUSICA

ENTRA PASQUALE E SI METTE IL CAMICE, ENTRA PASQUALE, SI VESTE DA PIZZAIOLO, ENTRA VINCENZO, I DUE SI ABBRACCIANO, POI SI VANNO A SEDERE A UN TAVOLINO.
PASQUALE - Fratm io ti volevo ringraziare per quello che hai fatto per me, oggi grazie a te mi sento un ragazzo realizzato, ‘a verità proprio, io qua sto bene, se non fosse per la mancanza della mia ex, quella mi è rimasta nel cuore, io veramente l’amavo, lei non ha mai capito niente di me. Vorrei che mi vedesse oggi. Come vorrei riconquistare la mia Anna, ma è troppo tardi..
VINCENZO - Pasquale non devi essere così triste; come si dice, si chiude una porta e si apre un portone, vedi me. E’ vero devo tutto alla buonanima di mio suocero, pace all’anima sua, e chi so pensav, ti ricuord tra qill quttr mure, can u iuorn avrei gestito una pizzeria cu na gioia è figlio che ma regalato Melissa. Ja’ Pasca’, non pensare alle cose tristi, vedrai che conoscerai anche tu una donna fantastica, guarda che le milanesi non sono affatto male, nun tu vuttà nterra, che nisciun ci aiza. Iamma ja’ che ci aspetta n’ata bella jurnata e’ fatica!
PASQUALE E VINCENZO SI ALZANO, VINCENZO VA ALLA CASSA E PASQUALE AL BANCO DELLE PIZZE, ENTRA MARIA LA CAMERIERA. IL LOCALE SI RIEMPIE, ENTRANO DUE RAGAZZI NAPOLETANI UN CLIENTE MILANESE E ALTRI DUE CLIENTI E VANNO A SEDERSI AI TAVOLI, LA CAMERIERA PRENDE LE ORDINAZIONI AI TAVOLI
CAMERIERA - Buon giorno signori cosa vi porto da bere?
CLIENTE - Una bottiglia di acqua e due pizze capricciose.
LA SCENA SI RIPETE CON LE ALTRE ORDINAZIONI.
I DUE CLIENTI NAPOLETANI; CHE HANNO AL COLLO LA SCIARPA DEL NAPOLI PARLANO TRA DI LORO
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – Uaa’ Cristia’ a me Milano nun m piac proprij, saj ch c sta a Napl staser
SECONDO CLIENTE NAPOLETANO – Ua’ ma serij o Le’ mo si stevm a Napl gia stevm addo barbier ‘lestetist po c facevm na lampd e c jievm a catta’ nu par e complet p staser
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – Uaa’ Milan nun e proprj comm e Napl cristia’ à nun vivn comm e nuij, ccà e tutt divers a Napl indimen o sabbt e ser a Napl rint e quartier nuost e 5 a matin par ka e miez jiuorn sta semp burdel pe strad invec cca e desert
SECONDO CLIENTE NAPOLETANO – Uaa’ o Le’ ma si nun er p mezz ra partit ro Napl ma chi vnev a Milan o frat ca po a pur perz
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – Uaa’ over fratm ma Milan ma vist mo?! Ma mo nun m ver proprij chiu si nun foss p kesta pizzeria napulitan ca amm truat c fossm ndusscat pur o magnà. GUARDA VERSO UN ALTRO CLIENTE - Oh oh Cristia’ a’ guard a chill ch rilorg ch ten
SECONDO CLIENTE NAPOLETANO – Oh, Le’ ma cre o dayton???
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – E’, Cristia’ è nu dayton or ros, camma fa Cristia’?
SECONDO CLIENTE NAPOLETANO – O’ Le’ c lamma magna'?
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – E’, Cristia’ magnammangell appen iesc ra pizzeri!
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – O’ Le’ ij mo vac a pava’ o cunt tu nun c lua l’uocchj a quoll e capi??
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO VA ALLA CASSA - Mi fate il conto?
VINCENZO – Buonasera. Avete mangiato bene? Ma tu sei di Napoli?
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO - Si si song e Napoli, ma facitm o cunt me na gia i
VINCENZO, porgendogli il conto – Prego.
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO PAGA: - Il resto lo date ai ragazzi, buonasera.
FA SEGNO ALL’AMICO DI USCIRE, MENTRE IL CLIENTE CON L’OROLOGIO CHE HA LASCIATO I SOLDI SUL TAVOLINO ESCE ANCHE LUI. FUORI LA PIZZERIA I DUE LO AGGREDISCONO MINACCIANDOLO CON UNA PISTOLA
PRIMO CLIENTE NAPOLETANO – Scurnacchia’ r’amm o rilorg sino t spar ngap, Cristia’ piglt stu rilorg muov
SECONDO CLIENTE NAPOLTANO – O’ Le' m lagg pigliat jiammungen fa ambres.
IL CLIENTE RAPINATO RESTA IN SILENZIO PER UN ATTIMO, POI URLA - Aiuto è una rapina aiuto! Aiuto!
DALLA PIZZERIA ESCONO VINCENZO E PASQUALE E LA CAMERIERA
PASQUALE - Ma cosa è successo?
CLIENTE RAPINATO - Due napoletani mi hanno rapinato, erano armati si sono presi l’orologio.
PASQUALE CORRE DIETRO AI RAPINATORI VINCENZO PORTA IL CLIENTE ALL’INTERNO DELLA PIZZERIA E LO FA SEDERE AL TAVOLO, LA CAMERIERA GLI DA’ UN BICCHIERE D’ACQUA
CLIENTE MILANESE - Ma cosa è successo?
CLIENTE RAPINATO - Due napoletani mi hanno rapinato, erano armati, si sono presi l’orologio.
CLIENTE MILANESE - I soliti napoletani, ora vengono in trasferta a Milano, quei terroni, chiamate la polizia devono prenderli. Che brutta gente, poi dicono che noi del Nord siamo contro di loro, ma se lo meritano, sono tutti uguali.
VINCENZO - Adesso chiamiamo pure la polizia, ma non è vero che i napoletani sono tutti uguali, il buono e il malamente ci sta in ogni parte. Ci sono quelli che rapinano la gente e ci stanno i ragazzi come me che lavorano onestamente.
CLIENTE MILANESE - Ma che dite, Napoli non ha futuro, non cambierete.
VINCENZO - Ma voi parlate parlate, ma che ne sapete della realtà di Napoli, è vero che a Napoli ci sono tanti delinquenti, ma c’è anche tanta gente perbene, che fa di tutto, per cambiare il futuro di Napoli, voi con queste parole, sporcate la dignità di tutti, e non è giusto.
CLIENTE MILANESE - Queste sono solo chiacchiere.
TORNA PASQUALE AFFANNANDO. HA IN MANO L’OROLOGIO E LO PORGE AL RAPINATO - Questo è vostro!
INCREDULO, IL RAPINATO – Grazie, grazie!
SI CHIUDE IL SIPARIO






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