domenica 20 maggio 2012

L'odore di maggio



Eccolo, l’odore di maggio della mia infanzia.

A Reggio per qualche giorno, vado a trovare un’amica e, all’angolo della sua casa, tra il vallone
e la rua, un arbusto – rigoglioso – di fior d’angelo spande, intorno, luce e miele.
Se c’è un fiore che può proiettare in un’idea di Paradiso, eccolo qui: bianco, di un bianco impalpabile e, insieme, assoluto, la luminosità dei pistilli come piccole luci raccolte e, soprattutto, quest’odore intenso, avvolgente, di pura dolcezza.

Ho fatto parte dell’ultima, o, al massimo, penultima generazione di donne educata al mese mariano. C’era sempre una nonna, una zia, che preparava l’altarino, in qualche parte della casa, dove ci si riuniva a dire il Rosario: una statuetta della Vergine, ogni giorno una tovaglietta di lino candido dai giornini sontuosi e i fiori: rose, margherite e, soprattutto, tralci di fior d’angelo.

C’era, anche, una parte meno poetica del mese mariano: quella dei fioretti, con delle schedine lucide, con tanto di bollino con disegnata una rosa: ogni giorno, per tutto il mese, una piccola rinuncia e, se ci riuscivi, potevi mettere il tuo bollino: per completare il bouquet che t’avrebbe fatto dire, dalle suore, che: sì, per una volta, eri stata brava.

Ma se questa seconda parte dava, anche alle più piccole e ingenue, più di un senso dell’elefante portato nella cristalleria, quegli altarini che isolavano in un punto, esaltandoli, la bellezza della natura, il lavoro antico di nonne e bisnonne e il valore alto delle donne hanno forse depositato, nell’anima di tante, un senso di sé che perdura oltre la fede e la religione, che qualcuna ha conservato e qualcuna no.

Nessuna lì sapeva nulla di Dante e dei suoi versi – Vergine Madre, figlia del tuo figlio,/umile e alta più che creatura,/termine fisso d'etterno consiglio,/ tu se' colei che l'umana natura/nobilitasti sì, che 'l suo fattore/non disdegnò di farsi sua fattura./Nel ventre tuo si raccese l'amore,/per lo cui caldo ne l'etterna pace/così è germinato questo fiore – ma, nell’aria, si respirava (a chi era giovane allora, magari sono occorsi decenni per coglierlo appieno) come un inattaccabile valore specifico delle donne, la scia di una sapienza, che gli uomini di casa potevano anche ridicoleggiare, ma cui, in fondo, si rimettevano.

Pubblicato su Zoomsud col titolo Le donne e l'odore di maggio http://www.zoomsud.it/commenti/33383-maggio-il-fior-dangelo-e-le-donne.html

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