sabato 1 settembre 2012

1 Settembre

 
Sarà sempre così? Sarà questo, per chi vive e lavora lontano dall’estremo sud in cui è nato, un giorno teso tra un “andare” dove il dovere chiama – Settembre, andiamo. E' tempo di migrare. (Gabriele D’Annunzio) – e un “lasciare” il cuore ad altro mare, altre colline, altri colori – Settembre, son mature le carrube… (Salvatore Quasimodo), uno iato incolmabile tra quello che “guadagni” e quello che “perdi”?
Se Aprile è il mese più crudele, genera / lillà da terra morta, confondendo / memoria e desiderio, risvegliando / le radici sopite con la pioggia della primavera (Thomas Stearns Eliot), Settembre può essere il più dolce.
Non per quel declinare lento dell’estate che lentamente socchiude/i grandi occhi pesanti di stanchezza mentre fresca/scende ai fiori la pioggia e Gocciano foglie d'oro/giù dalla grande acacia (H. Hesse).
Ma perché conosce l’attesa, trepida e magari preoccupata eppure pregna di speranza, intima, quieta, degli inizi e dei ri-cominciamenti. Senza botti, cenoni, brindisi, regali e stordimenti – è davvero il primo giorno dell’anno.

 

Questa l’ho scoperta oggi. E’ di Mary Jo Salter, Emily Dickinson Lecturer in the Humanities al Mount Holyoke College, lo stesso in cui la Dickinson andò a scuola per un anno.


Com’è difficile prendere settembre
semplicemente e non come un presagio
di qualcosa di più duro.
Solo come saponata nell’aria, fresco profumo
strofinato a lucido del significato o innocente
della cosa fredda intesa freddamente.
Come strattona forte il cuore alla fine
dell’estate e anela a farla sua
quando vola via
 
al suggerimento della prima mite brezza.
Ci lascia solo a poco
a poco, ma per chi vede
l’estate come un assoluto,
Puro Stato di Luce e di Calore, l’altezza
alla quale non si può elevare un dubbio,

non appena una foglia si stacca dall’albero
non può cadere un altro giorno immune
dalla deriva della malinconia.

 

 

 

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