sabato 24 novembre 2012

Pietre di sapone




Che da una madeleine inzuppata nasca un capolavoro letterario, non è che capiti tutti i giorni. Ma chi non conosce quella particolare emozione che ci prende all’improvviso per un ricordo inatteso scattato ad un suono, un colore, un’immagine che, tante altre volte, non ci hanno suscitato sensazioni così intime e intense?

Basta un niente, talvolta, e quel piccolo sasso crea in noi una spirale di onde che ci traferiscono in altri tempi, in altri luoghi.
 
Leggo, su fb, un commento di Mimma Miceli – “ieri nel programma della Panicucci, si parlava dello smaltimento degli oli usati, non sapevano dove buttarlo, ma dico io, non vi viene in mente che si può saponificare? e il problema è risolto!!!!!!!!!” – e un’immagine s'impossessa della mia mente.
 
Ecco, siamo nella rua della mia prima infanzia, nel cortile della mia fanciullezza e in quello della prima gioventù, con al centro un grande calderone, ‘a ‘caddara, e una donna di famiglia – madre, nonna, zia – rossa in faccia, i capelli un po’ scarmigliati, le maniche abbondantemente arrotolate, che rimesta con un grande bastone e di tanto in tanto s’asciuga il sudore con un lembo del grembiule.
 
Per ogni litro d’olio, quello rimasto dai fritti e la morga, che si depositava nei contenitori, o, ancor meglio, per ogni chilo di sugna, cinque litri d’acqua, la soda e tanto lavoro di gomito.
 
All’ebollizione, quando il miscuglio era ormai una marmellata, un passato di pomodori, si versava in lande rettangolari piuttosto alte, usando poi una apposita seghetta per tagliarlo.
 
I pezzi, di solito piuttosto irregolari, venivano lasciati ad asciugare e poi conservati in sacchetti di tela, pronti all’uso. Bruni di colore, erano decisamente meno gradevoli alla vista del “sapone comprato” e avevano un odore di fresco pulito, che "non profumava" come quello di quei saponi "del negozio", che a noi più giovani sembravano più "moderni" ed "eleganti".
 
Ma, a differenza di molti saponi oggi in uso, quelle “pietre di sapone” pulivano davvero.
 
Non solo i vestiti. Ma anche le pelli, quelle più delicate e fragili. Fino ad essere utilizzate - quasi un'abluzione sacra - per la pulizia degli anziani costretti a letto, per evitarne le piaghe da decubito.
 
 
Questa nota accompagna su Zoomsud l'articolo di Mimma Miceli http://www.zoomsud.it/commenti/43580-il-sapone-io-lo-faccio-in-casa.html
 
 

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