venerdì 11 gennaio 2013

L'estetica della politica



Le idee, certo. La visione delle cose. Le scelte.

Che, oggi, sono soprattutto quelle economiche. Perché siamo arrivati ad un punto in cui l’economia deve reinventare se stessa, trovare nuove produzioni, ovvero nuove forme di lavoro, di uso delle risorse, di consumo responsabile. Ricominciare a crescere, in Occidente, in un mondo globale, dove tutti, giustamente, vogliono la loro parte di torta: un problema epocale, intorno a cui si gioca il resto, tutto il resto.

Faccio parte dei tantissimi che sulle scelte economiche globali possono convenire o essere contrari, dire di sì, forse, no, ma solo affidandosi al giudizio di quegli altri, pochi, che, su queste materie, hanno competenze reali tali da poter prefigurare gli scenari futuri che ogni singola scelta del presente comporta.

Ma c’è una scelta che pertiene a tutti: quella estetica.
 
Ciò che inchioda al peggio del passato e del presente, il volgare, è irrimediabilmente brutto e ciò che allarga il respiro e lo sguardo, essendo in se stesso futuro, ovvero proiezione costruttiva al meglio possibile (giacché niente più del meglio possibile è il contenuto della politica), è decisamente bello.

Sobrietà, competenza, equilibrio, pacatezza, intelligenza fanno parte, per me, della politica bella.
 
Di quella che, contenendo al suo centro un nucleo di speranza e di domani, è, insieme, seria ed elegante, austera e felice.

E può (addirittura) far battere il cuore.


ps (relativo alla foto): Poiché non c'è uomo, né donna, perfetto/a, avere certi sguardi accanto equivalgono ad un'ulteriore garanzia (per chi si appresta a votare).
 
 

 

Nessun commento:

Posta un commento