giovedì 28 febbraio 2013

Grazie, papa Benedetto


 
Ormai “semplice pellegrino”, Papa Benedetto XVI ha, pochi minuti fa, salutato per l’ultima volta dalle finestre di Castel Gandolfo.

Chiunque gli succederà avrà la mia devozione e il mio affetto.

Ma, sul piano delle emozioni, Ratzinger è stato, e resterà, il mio Papa.

L’anno successivo alla sua elezione,  andai ad una sua catechesi del mercoledì. Mi colpì, quando passò vicino anche a me – in lui così fine intellettuale – lo sguardo più candido della veste: candido come di un bambino stupefatto d’amore.

Lo stesso sguardo con cui ha benedetto stasera l’affetto di quelli che la sua scelta l’hanno accolta come un supremo gesto di dedizione.

 
Ps. Ho pianto, stasera, di emozione colma di speranza. E mi ha fatto piacere anche un piccolo particolare. Quel “Repubblica Italiana” stampato sull’elicottero bianco dell’immagine che, in assoluto, era la meno prevista del mondo. L’ho avvertito, quello scritto, come una metafora: nonostante tutto, anche noi siamo dentro la storia che si rinnova.

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