mercoledì 27 febbraio 2013

Lettera aperta a Mario Monti


 
 
Gentile sen. Monti,

sono tra quei sedici milioni di italiani che hanno votato in maniera diversa da quanto avessero (nel mio caso, sempre) fatto in passato.

Ho votato la sua lista per fiducia in lei  (penso che il discorso,  a forte carica retorica, fatto alla presentazione dei suoi candidati a Roma da Edoardo Nesi corrisponda alla verità dei fatti) e nel suo programma, anche se ho trovato ben poco convincenti molte sue scelte elettorali.

E’ chiaro che, adesso, si tratta di trovare una modalità di governare il Paese, che l’attenzione, insomma, vada centrata su altro. Ma, bene che vada, torneremo alle urne ben prima di cinque anni.

Non so se lei avrà voglia e modo di un’altra campagna elettorale, ma, nel caso, mi permetta un’osservazione, per quanto minima.

Durante questa campagna, lei è passato rapidamente da Napoli e –  portato da non so chi tra i vicoli del centro storico e, immagino, con non poca difficoltà da parte sua – si è lasciato fotografare con in mano la pizza e un pulcinella.

Se capiterà una prossima occasione, non lo faccia. Si faccia fotografare in situazioni diverse. Vada da altre parti, in altri luoghi. Ce ne sono tantissimi, dove c’è molto da capire, tanto da apprendere.

Uno, potrei indicarglielo anch’io. E’, anch’esso, un po’ rischioso, perché sono in tanti a passarci giusto per fare passerella, ma, se ci si ferma con attenzione, può davvero essere un luogo che sommuove, che costringe all’empatia (razionale) con i problemi profondi, strutturali, quelli che dovrebbero essere carne e sangue di ogni agenda politica.

Venga* a Nisida, la prossima volta (NB: il suo ministro della Giustizia, Paola Severino, è venuta: è stato un bell’incontro). E’ un carcere minorile. La nostra legislatura minorile è molto avanzata, fa del carcere, per i minori, una realtà “residuale”. Eppure, a Napoli, ce ne stanno tanti dentro, ragazzi e ragazze: segno profondo non solo di scelte individuali errate, ma, soprattutto, di profonde problematiche sociali-economiche-culturali che rendono la realtà meridionale così difficile da affrontare per tutti. Un piccolo specchio, insomma, che permette di inquadrare una realtà ben più ampia.

Non mi dilungo, professor Monti, non intendo sottrarle tempo, visto che anche queste sue ultime giornate da presidente del Consiglio non sono certo facili.

Ma, nel caso, ci pensi.

Cordialmente, con immutata stima,
M. F.
 
 
 
* naturalmente, io non ho alcun titolo ad invitarla, ma lei, da senatore, può visitare qualsiasi carcere

 

 





 

 

 

 

 

 

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