giovedì 1 agosto 2013

Notarella intorno alla crisi di Scelta civica






La prima fase del governo Monti è stata l’unica, negli ultimi 30-40 anni, in cui mi sono sentita  davvero all’interno di un paese possibile.

Non parlo delle norme emanate: ce ne saranno di giuste, sbagliate e così così, e, come capita sempre, in molti casi sarà solo il tempo a determinarne davvero l’effettivo valore e/o disvalore.
Parlo del clima: dello spirito di serietà, del conversare sensato, dell’aria emanata che ci si stesse occupando – secondo competenza e coscienza: qualità che non escludono errori e anche orrori ma che restano le più alte con cui ognuno di noi può affrontare il proprio lavoro, le proprie scelte – non di se stessi o dei propri interessi di bottega, ma del paese.

La salita in politica di Monti – forse discutibile in sé e, ancor di più, per le troppe anime presenti nel movimento, la scarsa qualità di alcuni personaggi (sottolineo: alcuni, essendo altri ottimi), l’evidente tentativo di alcuni di servirsi di un carro che li trasportasse in parlamento e, possibilmente, nelle stanze del governo ecc. ecc. – mi è sembrata, nonostante le già citate (e altre) debolezze, una possibilità di rinnovamento della politica italiana, bloccata, da decenni, in due forze vistosamente incapaci di affrontare i problemi del paese.

Forse in qualche modo illusa dall’antico “pigghia ‘ i mundizzi da ‘rua e mettili ‘intra” (ovvero, mettersi in casa, come fidanzato ufficiale, anche uno così così, che la famiglia della sposa avrebbe però adeguatamente coltivato), ho ritenuto che, di fronte alle evidenti incapacità degli altri, di tutti gli altri, quelli che si riconoscevano nel tentativo di governo di Monti avrebbero potuto, se non essere, almeno diventare.

Passati al vaglio dei problemi reali, che sono tali da togliere il fiato, avrebbero potuto, con sforzo di intelligenza e sensibilità, mettere da parte il loro peggio e condividere il loro meglio, provando a costruire un’alternativa di peso. Di quelle che, magari, non pigiano i bottoni importanti, ma riescono a diventare lievito ideale, linfa di proposte - serie - per quella nuova primavera che sembra così lontana da un’Italia congelata in un troppo lungo inverno.

E’ tristanzuolo assai, per me, leggere delle varie tensioni e rotture e minacce e litigi e voci grosse e capricci e terremoti e fibrillazioni all’interno di Scelta civica: tutti modi, grotteschi, che sanno più di stantio che di vecchio, per rendersi tanto irrilevanti che renderebbe irrilevante anche il parlarne. 


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