giovedì 24 ottobre 2013

Elogio della signora Maigret





Maigret in versione Cervi-Pagnani – regia di Landi con partecipazione alla produzione di Andrea Camilleri, che da quella esperienza ha appreso non poco – fa parte di quei programmi tv, garbati e intelligenti, di quand’ero ragazza  che non solo ricordo ma che rivedo con piacere.

E’ stato perciò gradevole ripercorrere certi episodi con Elogio della signora Maigret di Maria Ielo, pubblicato da Città del Sole anche in e-book.
 



Quando, tra un po’ di centinaia di anni, ci si occuperà dei libri scritti in Italia in questo periodo, forse ci si sorprenderà non poco del fatto che una parte sostanziosa della nostra narrativa – quella che più si trova nelle classifiche di vendita, quella su cui si svolgono molti importanti festival (tra cui Cosenza in giallo) e che maggiormente passa sul piccolo schermo in fiction di successo – gira intorno a delitti e commissari.

Sarà, forse, un’esigenza, in un tempo così confuso e pieno di mali cui troppo spesso pare di non poter porre rimedio, di trovare quella rassicurazione che dà, anche solo a livello immaginario, il riportare a ordine ciò che è frammentario, ricostruendo le tessere del puzzle in maniera che il male venga limitato e sconfitto.

Se non pochi commissari attuali fanno ormai parte dell’immaginario collettivo italiano – uno per tutti, il Montalbano di Camilleri-Zingaretti, attore che tornerà presto in tv nei panni del giudice meschino di Mimmo Gangemi – non c’è dubbio che l’archetipo sia il Maigret di Simenon, che tutti coloro che hanno superato la mezza età conservano in mente nella versione Gino Cervi-Andreina Pagnani.

Già. Perché a differenza di tutte le mogli, fidanzate, compagne storiche e occasionali dei commissari del momento, la signora Maigret – che vive sempre a casa, pulendo e lavorando ai ferri, pronta a servire in tavola un ottimo pranzo al marito, a qualunque ora torni a casa, che mai si lamenta delle sue prolungate assenze per lavoro né del suo talvolta burbero e scarno eloquio: timida, riservata, comprensiva – si impone come personaggio memorabile.

«La signora Maigret, timida ma solare, e il mondo dei suoi parenti, sono un rifugio, una boccata d’aria, un “posto” fresco e riposante, lontano anni luce dalle violenze e dalle miserie della “piccola gente”, come la chiamava Simenon, che Maigret frequenta per lavora ma anche per naturale inclinazione e desiderio di comprendere». Dolce, mite, senza figli ma estremamente materna, «rimane sempre una “spalla”, la spalla sulla quale il marito si appoggia, non solo per i bisogni materiali, ma anche una “spalla” in senso comico. Simenon usa la signora Maigret, con le sue piccole preoccupazioni quotidiane e i suoi “drammi” da casalinga, come “intermezzo comico” per stemperare la tensione che assorbe il marito quando scava nei meandri della natura umana per venire a capo di un’inchiesta particolarmente complicata”.

Eppure – miracolo della buona scrittura e della bella interpretazione – questa signora fuori dai canoni del maggiore “protagonismo” di una donna di oggi non è l’elemento scialbo e di contorno di una storia: il commissario Maigret non esisterebbe senza la signora Maigret.

Maria Ielo, reggina, ha scritto, per Città del Sole, un suo breve, svelto, gradevole Elogio, che è un bel modo di ripercorrere la sua presenza nelle pagine di Simenon.

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