domenica 23 febbraio 2014

Ben venga la ministra col pancione






Nel profluvio di commenti che hanno accompagnato la nomina delle otto ministre del nuovo governo – commenti in (piccola) parte sulle loro competenze e in (gran) parte sul loro look: in fondo, quasi tutti, sottilmente o anche meno sottilmente, misogini – ce n’è stato anche più di uno sulla inopportunità di nominare ministro una donna incinta.

Ha scritto su twitter Costanza Miriano, autrice notissima di alcuni libri che esaltano il ruolo della moglie “sottomessa” e del corrispondente atteggiamento del marito (intendesi della “sottomissione” dell’amore non di quella della servitù: da san Paolo): “Per me nominare un ministro all'8° mese di gravidanza significa non rispettare la realtà: le esigenze del bambino, della mamma e del ministero”.

Affermazione che trovo più pesante di tutte quelle, che pure ho criticato, sul vestiario delle ministre.

Perché il discorso sul look è un modo di riaffermare che compito prioritario delle donne è “apparire”, possibilmente “gradevoli” o anche “appetibili”, non “essere”, magari “capaci”, preparate, ecc. ecc. Ma fa parte anche del chiacchiericcio banale che fa, purtroppo, opinione, ma che può rimanere confinato, se va bene, nell’ambito della chiacchiera: “Bella quella giacca… quei pantaloni non era il caso… gli stivali meglio di no…”, e, poi, dopo dieci minuti, tutti ad occuparsi di cose più serie.

Mentre l’affermazione della Miriano, madre di quattro figli, giornalista, conferenziera ecc. ecc., (che leggo spesso con piacere) è di quelle che vogliono esprimere valori fondanti.

Solo che, per valorizzare la maternità e il rapporto prioritario neo madre-neonato, lascerebbe pensare che, una donna incinta, una serie di cose di rilievo solciale, che so direttrice di giornale, di banca, d’industria ecc. ecc, non le può proprio fare.

Il che equivale, in fondo, a dire che nessuna donna ancora giovane e che stia o voglia o voglia ancora diventare madre possa assumere alcun ruolo importante, che la maternità è di per sé ostativa a qualsiasi ruolo socialmente elevato (e che tali ruoli, caso mai, una donna li può assumere solo in età avanzata e, comunque, fuori dalla possibilità biologica di gravidanza).

Come se, ad esempio, per alcuni mesi, un ministero non potesse vedere nei propri corridoi solo i vice-ministro, i sottosegretari e, nel caso, sentire al telefono, via skype, via mail ecc. ecc. la ministra e, quest’ultima non potesse fare come tutte le donne che lavorano (e ce ne sono tante che lo fanno senza le protezioni di legge per le neomadri e/o per le donne in gravidanza) e hanno famiglia: la madre, la moglie, la lavoratrice, la ministra (o, se preferisce, il ministro).




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