domenica 5 ottobre 2014

La domenica del candidato reggino






Da più di sette lustri, non ho la residenza a Reggio. Un lungo periodo in cui nessuno, logicamente, mi ha mai chiesto il voto. Ora, invece, cominciano ad arrivare sulla mia mail delle lettere elettorali di candidati che, evidentemente, ipotizzano che, anche se personalmente non (li) posso votare, potrei fare un po’ di campagna a loro favore.

Non so fino a che punto ciò dipenda dalla diffusione dei collegamenti internet – una mail è cosa più facile della telefonata o della lettera di carta che mi si sarebbe dovuta rivolgere dieci anni fa – o da questa sorta di passione del voto (magari indotta dall’astinenza determinata dalla fase commissariale) che sembra aver colto tantissimi reggini (tanto da convincerne quasi mille a candidarsi, pressoché uno ogni 180, visto che la popolazione, al 2010, era di circa 186mila abitanti).

Qualche dubbio che Reggio (città a forte tasso d’emigrazione, se non di intellettuali, di laureati) possa vantare un così alto numero di persone (che si reputano) competenti ad amministrarla, ce l’ho. La città, infatti, vive problemi da prognosi riservata che esigono una competenza altissima e una dedizione monacale

Ma non ho dubbi che in campo politico-amministrativo Reggio avrebbe bisogno proprio di questo: un po’ di ottime eccellenze e una buona classe dirigente diffusa.

Mi farebbe piacere, perciò, sapere che, almeno una parte di questa domenica, i candidati la stiano passando non solo nel giro di parenti, amici e conoscenti a cercare voti, ma a studiare.

Che governare è arte nobile e faticosa. Che non si può affrontare senza seria passione né senza adeguata conoscenza (del territorio, delle leggi, dei bisogni e delle attese, delle norme, dei regolamenti, delle diverse competenze ecc. ecc.).

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