lunedì 24 novembre 2014

Samantha e Valentina nel blù punteggiato di stelle






Avevo undici anni, quando nello spazio ci andò Valentina Tereškova. 

Il cuore battè forte per lei, come aveva già fatto, tre anni prima, per Jurij Gagarin e, prima ancora, per la cagnetta Laika.

Era bello e misterioso quel loro girare insieme alle stelle. 

E, anche negli anni seguenti, me li immaginavo, sia lui e lei, non solo belli, ma proprio perfetti, l’incarnazione di quell’ideale del kalos kagathos che cominciava, col greco, ad affacciarsi nella mia vita.

C’è un particolare fastidioso nella mia memoria su Valentina Tereškova. Su un giornale cui mia madre era abbonata apparve (non so l’anno) una foto con una didascalia che trovai stupida. Non ricordo le parole esatte, ma il senso era: “E’ andata nello spazio, ma, se vuole un figlio, deve tornare sulla terra”. Come se la maternità fosse la giusta diminutio d'aver tanto osato..

Dopo più di cinquanta anni, nello spazio ci va una donna italiana.

Stavolta, le immagini e le notizie sono così continue che, più che immaginarla può sembrare quasi di conoscerla.

Resta che è bellissimo quel suo sorriso nel cielo. 
Arricchisce la bellezza del blu notte punteggiato di stelle.

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