venerdì 1 maggio 2015

L'Expo e la variante dell' inno di Mameli






Adesso, mentre scrivo, gruppi di delinquenti (non trovo termine più neutro per definirli) stanno facendo passare ore molto brutte alla città di Milano relegando (al momento) in secondo piano l’inaugurazione dell’Expo di questa mattina.

Inaugurazione che ha avuto due momenti memorabili.

Il primo è l’intervento video del papa, che ha richiamato il dramma che più deve coinvolgere chi si occupa di cibo: ovvero la fame incarnata (se così si può dire) nei volti di tutte le persone al mondo che non hanno da mangiare o ne hanno in maniera insufficiente.

Il secondo è il contrappunto dei bambini che, cantando l’inno italiano, hanno risposto all’abituale “siam pronti alla morte” intonato dagli adulti con un “siamo pronti alla vita…. Italia chiamò”. 

L'essere pronti alla morte per le proprie idee e, nel caso, per il proprio paese è, per me, cosa giusta e santa. Ma bellissima mi è sembrata la variante bambina di identificazione fiduciosa e addirittura allegra, festosa, con il proprio paese. Mi ha riportato all’infanzia, quando le suore da cui andavo a scuola, premiavano i compiti migliori appuntandoci al petto, per un giorno, una medaglia, sorretta da una striscia tricolore. Quella medaglia sul cuore con quel nastrino bianco, rosso e verde, me lo faceva battere in maniera particolare: come un germe di consapevolezza che del destino della mia comunità ero anch’io, nel mio infinitesimo piccolo, responsabile.

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