sabato 30 gennaio 2016

Tre libri forti. Anzi quattro







Inframmezzati da un (bel) romanzo di McEwan, Sabato, ho (casualmente) letto (di seguito) tre testi forti: molto diversi, ma uniti tra loro da una tematica in qualche modo cristiana. 




Il primo è stato Casa conclusione della trilogia di Marylinne Robinson, di cui avevo già apprezzato il secondo volume, Lila (il primo, al momento, è fuori commercio): quasi una rinnovata parabola del figliol prodigo che non riesce a diventare parabola del padre misericordioso. Un tema particolarmente forte quello del perdono degli altri e di se stessi che, pur dato e/o concesso in perfetta buona fede, non riesce a superare il campo del mentale, senza diventare un’effettiva nuova possibilità di vita.



Il secondo è stato Il Natale del 1833 di Mario Pomilio, un’indagine nell’animo del Manzoni, colpito dalla morte dell’adorata moglie, Enrichetta sviluppata attraverso il carteggio (inventato) tra Giulia Beccaria a Mary Clarke. Un testo vertiginoso, ovvero un libro che fa entrare nella vertigine del dramma del dolore, dell’innocente alle cui preghiere Dio risponde col silenzio.




Il terzo, su invito di un amico, è stato Ponzio Pilato: Un enigma tra storia e memoria di Aldo Schiavone, una ricostruzione storica del “processo a Gesù”, che si sofferma soprattutto su quanto di non detto passa tra il procuratore romano e Colui che, non facendo nulla per salvarsi dalla morte che pure aborre, darà vita a una nuova religione incidendo profondamente negli ultimi due secoli di storia europea.



Su Ponzio Pilato, anzi su sua moglie, consiglierei anche la lettura di La moglie del procuratore di Elena Bono.

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