lunedì 29 febbraio 2016

Spotlight, un gran bel film








Dei film candidati all’Oscar quest’anno, ho visto solo Il caso Spotlight. Non posso valutare, quindi, se sia migliore degli altri sette, ma sono molto contenta che abbia vinto.
                                              
Perché mostra – con solida sceneggiatura e buona recitazione – un modo di fare giornalismo affascinante: un’indagine seria, certosina, attenta non a sparare titoli e a creare rumore, ma a capire e, nel caso, ad agire per modificare la realtà. Indagine svolta, con monacale dedizione, da persone che non si ritengono le personificazioni del Bene contro i malvagi, ma sanno di avere anche loro delle responsabilità. Non degli esaltati, insomma (anche a fin di bene), ma dei costruttori, umili e pazienti, di verità.

Il tema, peraltro, si sarebbe potuto prestato a scivoloni pruriginosi, a proclami anticlericali, ad un atteggiamento  globalmente anticattolico, ecc.ecc., tutti pericoli che il film neppure sfiora.

Un ottimo film e una buona occasione, per la Chiesa, di guardare dentro se stessa, consapevole che nessuna critica esterna potrebbe mai lontanamente avvicinarsi al “Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me…” (A questo proposito, non sarebbe male ricordare che chi ha davvero iniziato un'opera di pulizia contro la "sporcizia nella Chiesa" è stato Joseph Ratzinger/Papa Benedetto XVI).

domenica 28 febbraio 2016

Il 14 marzo presentazione-reading di Le parole felici-Esercizi d'immaginazione a Nisida





Lunedì 14 marzo, alle 16.30, presso il Centro Europeo di Studi, ci sarà la prima Presentazione – Reading dell’ultimo volume, il settimo, nato all’interno del Laboratorio di Scrittura dell’Istituto Penale Minorile napoletano.

Le parole felici – Esercizi di immaginazione a Nisida è pubblicato dalle edizioni Guida, grazie anche al contributo delle vendite del precedente volume (Fuori – Racconti per ragazzi che escono da Nisida) e al ricavato del Premio Siani ottenuto dall’ancora precedente volume (Parole come Pane. La Sintassi di Nisida) entrambi editi da Caracò.

La prefazione è di Conchita Sannino e il disegno di copertina di Rosaria Battiloro.

Il metodo utilizzato è lo stesso dei sei precedenti volumi di racconti nisidiani. Dieci autori napoletani – Viola Ardone, Riccardo Brun, Daniela de Crescenzo, Maurizio de Giovanni, Mario Gelardi, Antonella Ossorio, Valeria Parrella, Carmen Pellegrino, Patrizia Rinaldi, Massimiliano Virgilio – del tutto gratuitamente, hanno lavorato, in classe, con i ragazzi e le ragazze di Nisida rielaborandone gli scritti in altrettanti racconti.

A differenza degli altri volumi, questa volta, pur seguendo il filo dei generi letterari, il tema non è stato prefissato, in maniera che il lavoro sulla fantasia potesse svolgersi quanto più liberamente possibile.

Alla scommessa di sempre – proporre ai ragazzi uno spazio in cui trovare il gusto e il senso del raccontare-raccontarsi – se n’è aggiunta un’altra quanto mai difficile: invitarli a percorre un mondo, quello della fantasia, che gli è (generalmente) ben poco familiare.

Come ogni libro una volta stampato, anche questo, dal 14 marzo, apparterrà principalmente ai suoi lettori. Che, naturalmente, ci auguriamo numerosi. Di sicuro, non mancheranno gli stessi ragazzi e ragazze di Nisida che continueranno ad appropriarsi delle fantasie loro e dei loro compagni grazie soprattutto alla costante rilettura dei testi proposta nell’ambito delle attività del Laboratorio teatrale guidato da Veria Ponticiello.

Come curatrice del laboratorio di scrittura e del libro, a me rimarrà in custodia, come per ognuno di questi volumi, un prezioso patrimonio di parole e di silenzi. Questa volta il massimo di parole, davvero un fiume in piena, l’abbiamo vissuto durante un incontro con Mario Gelardi, quando, volendo costruire un racconto d’amore, le ragazze hanno iniziato a raccontare le loro esperienze con accenti particolarmente appassionati e sinceri. Il silenzio più denso, colmo di attenzione e stupore, è stato quello che per alcuni minuti ha riempito l’aula Dinacci, isolandola dal resto del mondo, durante un incontro con Valeria Parrella. Come esempio di lettere che mettano al centro più l’interlocutore che il mittente, l’autrice aveva iniziato a leggere – tra l’insofferente rumoreggiare dei ragazzi – qualche brano tratto dalle lettere dal carcere di Gramsci (sconosciuto ai ragazzi, ma da loro subito sbeffeggiato, come spesso capita, a prescindere). Al secondo rigo nove su dieci si sono azzittiti, dal terzo in poi, c’erano solo occhi stupefatti, concentrati alla voce che leggeva e, nello stesso, attraversati da emozioni profonde, in qualche modo familiari eppure solo in quegli istanti riconosciute.

sabato 20 febbraio 2016

L'amore eterno (che non c'è quasi più)








Verso la fine di Persuasione la conversazione tra il capitano Harville e Anna dà al capitano Wentworth la spinta a scriverle in fretta, riproponendole il suo amore: «Non posso ascoltare più a lungo in silenzio. Devo parlarti servendomi dei mezzi che ho sotto mano. Le tue parole mi penetrano nel profondo dell’animo. Non dirmi che per me è troppo tardi, che quei preziosi sentimenti sono svaniti per sempre. Di nuovo mi offro a te con un cuore che è ancora più tuo di quando quasi lo spezzasti, otto anni e mezzo fa. Non osar dire che l’uomo dimentica più presto della donna, che il suo amore ha una morte più precoce. Io non ho amato altri che te. Posso essere stato ingiusto, sono stato debole e pieno di risentimento, ma mai incostante.»

Harville s’era appena lamentato per il troppo rapido trasferimento dei sentimenti di Benwick da Fanny  a Louisa ed aveva contrapposto all’affermazione di Anna secondo cui un tale atteggiamento «non sarebbe nella natura di nessuna donna veramente innamorata» quella sulla natura più costante degli uomini nei confronti di chi si ama o si è amato. «Meriterei il più assoluto disprezzo se osassi supporre che solo la donna conosce l’amore vero, la vera costanza. – aveva replicato Anna – No, sono convinta che nella vita coniugale voi uomini siete capaci di tutto ciò che è grande e buono. Sono convinta che abbiate la forza di affrontare ogni prova importante e ogni sacrificio domestico finché… se posso usare quest’espressione, finché avete un obiettivo. In altre parole, finché la donna che amate vive, e vive per voi. Tutto il privilegio che rivendico per il mio sesso (non si tratta di un privilegio molto invidiabile, non occorre che lo agognate) è quello di amare più a lungo, quando l’esistenza è giunta al fine o quando la speranza è svanita per sempre.»

È una scena, che sembra persa in un tempo infinitamente lontano, del tutto astratta rispetto all’attuale realtà di rapporti fluidi, di relazioni liquide. Ma è quella che mi torna prepotente in mente (mi sorprende) una sera in compagnia di coppie variamente ricostruite rispetto a quelle che conoscevo qualche tempo fa.
Più che tornarmi in mente, mi colpisce la vivezza, inattesa, in con cui ricordo questa scena (forse la sua più romantica) della mia amata Austen.

(la mente di-mentica, il cuore ri-corda)

mercoledì 10 febbraio 2016

La piantina di pomodoro







C’è stata una tempesta di vento, stanotte. 

Di quelle che, fischiando tra gli alberi, facendo sbattere le tapparelle, smuovendo le piante sul balcone, inquietano il sonno (se si riesce a dormire).

Sono stata in pena, stanotte, per una piantina di pomodoro. Che, nata da sola, sta crescendo ormai da settimane. 

La piantina l’ho ripresa da terra, stamattina. Il vento l’ha fatta rotolare, ma non l’ha spezzata. Sono stata io a cogliere il pomodoro rosso. Non è ancora del tutto maturo. Ma, tra qualche sera, lo divideremo a cena. 

Sarà come una carezza regalata, cui sorridere con gratitudine.