martedì 2 febbraio 2016

La rimonta della Calabria



«La rimonta della Calabria dipende anzitutto dai calabresi, così come per ciascuna delle Regioni meridionali. (…) La presenza della ‘ndrangheta in questo territorio e la sua minacciosa pressione sulla vita pubblica sono evidenziate dalla cronaca – non ultime le intimidazioni rivolte contro rappresentanti delle istituzioni a vari livelli, le minacce agli esponenti della stampa libera – e prima ancora sono percepite nelle comunità a cui viene impedita la libera e piena crescita economica e sociale. Al tempo stesso però vediamo sane reazioni al peso della malavita e del malaffare. Registriamo coraggiose ribellioni. Che a loro volta alimentano il coraggio e la fiducia dei giovani.»

Dal discorso del presidente Mattarella in visita in Calabria il 29/1/2016*





Ci stanno luoghi dove un qualsiasi onesto – mettiamo, un piccolo pensionato del pubblico impiego, che, alzatosi di buon mattino, ad una radio locale sente che, nella notte, non lontano da casa sua, c’è stata una retata, con relativa lista di nomi di fermati (ma potrebbe essere, nelle stesse circostanze, una maestra o, che so, un ferroviere) – non ha motivi di stupirsi.

Non che abbia mai avuto una prova in questo senso, ma l’esperienza dell’età, quel non so che intorbida la purezza dell’aria che si respira, l’intuito lungamente esercitato alla scuola dei segreti mormorii e dei silenzi ombrosi dei compaesani: tutto conferma al chiunque onesto – continuamente; figuriamoci poi, con una notizia così – che una rete malevola imprigiona il suo piccolo mondo.

Una rete che, se diventa tagliola per chi è sottoposto a estorsioni o minacce e ghigliottina per chi vorrebbe, ma è impedito, creare economia pulita e vivere in una società… viva, colpisce anche lui, che, non potendo/sapendo fare del bene, (del resto: è un chiunque-onesto, non un chiunque-eroe, per quanto piccolo), almeno vorrebbe restare ben lontano dal male.

E se il velo si alza e la rete rivela facce precise, il nostro chiunque onesto ne resta, nonostante tutto, sgomento. Rimastica allibito stupore di fronte all’evidenza del male, pur tante volte intuito o addirittura previsto. Magari, si sente cadere addosso una disturbante caligine. Scuote la testa, sospira e commenta, in dialetto, con le varianti d'una frase antica: “I debiti si pagano e i peccati si piangono”.

Non che il nostro chiunque onesto sia davvero certo che sia ancora possibile salvare la terra che sente soffrire dentro di sé come fosse la sua stessa carne. Ma ha sottesa, affondata nel profondo, una scia di d'attesa, che vorrebbe poter chiamare: speranza.


Il testo integrale del discorso del Presidente si può leggere su: http://www.zoomsud.it/index.php/politica/87801-mattarella-ai-calabresi-il-discorso-del-presidente.html


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