lunedì 4 aprile 2016

Il tassista e la viandanza








Intorno alle cinque del pomeriggio di un giorno qualsiasi, mi capita di prendere un taxi.

Il tassista è un uomo alto e robusto, le spalle larghe, i lineamenti eleganti, i capelli speziati di bianco come i baffi, gli occhi luminosi. Alla radio si parla di un libro di Luigi Nacci che racconta del cammino di Santiago. Mi fa piacere ascoltare. Non lo penso per me possibile, ma immagino quanto potrebbe essere bello farlo. In qualche modo, mi sento per qualche istante lì.

Vorrei trattenermi, ma le parole hanno fretta e mi complimento col tassista perché sta ascoltando Fahrenheit. Lui ricambia il complimento “perché, evidentemente, lei fa parte dei cinque-seicentomila su sessanta milioni di italiani che fanno parte della famiglia”. (Di fatto, so bene di che si tratta, ma è un programma che ascolto di rado; la radio mi fa compagnia quasi soltanto in macchina, quando guido). Mi racconta che ascolta Radio3 tutto il giorno, “a cominciare da Prima pagina”, ma deve spesso spostarsi su altre frequenze, per via dei clienti, che chiedono di sentire rumore: “C’è gente che ha paura di poter stare un minuto con se stessa, ha bisogno di stordirsi continuamente”. 

A lui il silenzio pieno di pensieri raccolti piace e gli piace camminare. “Con mio nipote abbiamo cominciato a camminare, ora facciamo 20 chilometri a volta. Chissà, Santiago potrebbe diventare un nostro progetto, o la via Francigena”.

L’intervistatore, cita di nuovo il titolo del libro di cui si parla: Viandanza.  “Anche il titolo è bello. Lo regalerò a mio nipote. È vero, quando si cammina, e si sta insieme e si parla, poi ci sente in un altro modo”. Distende le spalle, allarga il petto, respira profondamente.

Gli sono grata per questi dieci, quindici minuti passati su vie oltre quelle, trafficate e faticose, di Napoli.

1 commento:

  1. Il tuo racconto, Maria, fa il paio con quello di Cristina Zagaria la quale si è imbattuta in un taxista che, insieme al tariffario d'ordinanza, esponeva nell'abitacolo la pergamena che attesta la sua laurea in Sociologia, conseguita con 110 e lode. Molto bene. Lo stereotipo del taxista rude e approfittatore ha i giorni contati! E poi è vero, il pellegrinaggio a Santiago de Compostela deve essere un'esperienza che cambia la vita.

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