mercoledì 11 maggio 2016

In difesa delle nonne giovani







Sarà che per le mie nonne – e anche per le mie bisnonne – ho avuto sempre un grande affetto e una grandissima stima.

Sarà che ho superato i sessanta, e vado dal parrucchiere e uso buone creme, ma non faccio niente per nascondere il grigio dei capelli e le rughe del viso.

Sarà che, per età, potrei essere nonna già da tempo.

Sarà che, certo, sono un po’ più lenta nelle cose che faccio e non mi ricordo più tutte le date e tutti i particolari degli eventi, ma non vorrei tornare alla metà dei miei anni, a meno che non ci tornassi con la testa che ho adesso, perché ora sono meno veloce e brillante, ma decisamente più equilibrata, saggia e forte di allora.

Sarà che penso, che se essere madri (e padri) è anche una straordinaria possibilità di rivivere la propria vita, di, in qualche modo, raddoppiarla, essere nonne (e nonni), significa moltiplicare esponenzialmente quella possibilità: essere, insomma, giovani ancora e ancora.

Sarà per l’insieme di questi motivi, che (nonostante il suo senso sia del tutto chiaro e condivisibile) la metafora del papa sull’Europa che non deve essere come una nonna, vecchia, stanca e infertile, (ma quando mai, le nonne sono grandi madri, madri due volte), non mi è sembrata per nulla felice.

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