giovedì 28 luglio 2016

Padre Jacques e la guerra di religione








L’orrore di Rouen consacra tra i martiri cristiani padre Jacques, uomo giusto e mite, un vecchio sacerdote che aveva conservato lo stupore dell’infanzia, la passione della gioventù e la forza della maturità.

Il suo sangue seminerà di certo nuova fede nella vecchia, stanca, scristianizzata, Europa. 

Fa molto bene la Chiesa cattolica nel suo complesso, e il papa in primis, a non accettare la logica della guerra di religione.

Ciò non toglie che sia in atto una guerra che, per chi la porta avanti,  è anche una guerra di religione.

Non se ne uscirà fino a quando l’Europa non troverà tutti i modi adeguati ad affrontarla. Che sono culturali, di presa d’atto del fallimento di certe integrazioni nelle periferie delle grandi città, ma non solo.

Non se ne uscirà fino a quando gli islamici, quelli che nulla hanno a che spartire col terrorismo, non faranno i conti con la modernità (come richiesto dal discorso di Ratisbona, in seguito al quale Benedetto XVI fu letteralmente crocifisso dai media occidentali).

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