venerdì 16 settembre 2016

La lezione di Ciampi a Nisida






Sono dodici

Il tono severo, lo sguardo cordiale, è la lezione che il presidente Ciampi mi diede a Nisida il 30 agosto del 2002. Gli stavo spiegando come con i ragazzi avrei provato a riscrivere, a parole loro, gli undici principi fondamentali della Costituzione. Intendevo dire che sul dodicesimo, i colori della bandiera, c’era poco da riscrivere. Ma, evidentemente, il presidente (che ci portò in regalo tantissime copie della Costituzione e una bellissima bandiera, che conserviamo gelosamente) l’aveva presa come una riprovevole trascuratezza nei confronti del nostro simbolo nazionale. Fu così che al dodicesimo articolo, alla storia della nostra bandiera, dedicammo, poi, in classe un bel po’ di tempo.



Ciampi, dopo Cossiga e Scalfaro (che vi è venuto più volte), è stato il terzo presidente della Repubblica a visitare Nisida  e il primo a dare un rilievo particolare alla scuola. Parlando ai ragazzi e agli operatori, il Presidente disse: “Vorrei altresì manifestarvi con quale spirito più in generale ho affrontato questo incontro con voi. Siamo alla vigilia del nuovo anno scolastico. Voglio considerare questa visita come un anticipo del mio saluto agli studenti. Anche per questo, durante la visita odierna, ho tanto insistito sulla possibilità che voi non solo possiate completare i vostri studi delle scuole medie, ma che riusciate anche in questo periodo a proseguire in ulteriori arricchimenti professionali. Questo istituto di Nisida io lo considero soprattutto un luogo di formazione. La formazione è lo strumento fondamentale per dare soluzione al problema lavoro. E in esso dobbiamo investire tutte le risorse disponibili. Ciò è importante per tutta l’Italia intera, ma soprattutto per il Mezzogiorno dove, come è noto, viviamo una situazione in cui grazie a Dio ci sono molti giovani – più giovani in rapporto alla popolazione che si registra nel resto del Paese – ma che purtroppo non è in grado di dare lavoro a tutti i giovani, comportando un alto tasso di disoccupazione giovanile. In questo senso, la preparazione professionale che voi acquisite in questo istituto rappresenta un contributo eccezionale, tanto più importante perché, insieme alle conoscenze tecniche, vi dà modo di avere, nel vostro intimo, la consapevolezza piena dei diritti-doveri di ogni uomo, quale componente di una collettività.(…) Ho apprezzato, quindi, in particolar modo il taglio concreto della vostra preparazione professionale: perché per creare nuove occasioni di lavoro basta ispirarsi e attingere in molti casi alle nostre tradizioni locali, che ci fanno riscoprire tante attività artigianali e produzioni che oggi tornano ad avere interesse economico”.



Disse ancora Ciampi: “Ho voluto regalarvi, tra i tanti doni che vi ho portato, in primo luogo il testo della nostra Costituzione. Perché l’Italia ha una Costituzione che è basata, ed è scritto chiaramente nel suo preambolo, su quelli che chiama i diritti inviolabili della persona umana. (…) Vi ho portato un certo numero di copie della Costituzione italiana, accompagnate da una serie di registrazioni di testimonianze rese da alcuni dei padri fondatori, affinché voi possiate non soltanto leggere il testo della Costituzione, ma anche comprendere in quale spirito essa è nata. Riuscendo in tal modo non solo ad amarla ma a comprendere l'importanza dei principi e dei valori che in essa sono affermati, e che sono i valori fondamentali e inviolabili della persona umana. Questa nostra Costituzione della Repubblica, credetemi, è un testo ancora straordinariamente moderno; è vivo e valido tutt’oggi”.
(NdR: il testo è ripreso dalla sbobinatura della registrazione del discorso utilizzata per il numero speciale di Nisida News dedicato alla visita del presidente).



Alcuni giorni dopo, 18 settembre, all’inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico 2002-2003, il Presidente Ciampi osservò: “L'impegno contro l’esclusione sociale deve essere rafforzato. E’ bene che il nostro sistema scolastico si interroghi e trovi risposte sull’abbandono del percorso formativo da parte di un numero troppo elevato di ragazze e ragazzi. La scuola italiana può e deve riconquistarli all’istruzione, alla formazione. Voglio leggervi un passo di una lettera che mi ha colpito. È la lettera dei ragazzi del carcere minorile di Nisida. Sono andato a trovarli poche settimane fa. Mi hanno accolto con queste parole: ‘Qui a Nisida è vero che ci manca la libertà – e la libertà è tutto – ma ci offrono la scuola, i corsi di formazione professionale e tante altre cose. In poche parole ci insegnano a vivere bene e onestamente. Se noi avessimo avuto prima tutte queste attenzioni e soprattutto la cura che per noi dimostrano gli educatori e gli insegnanti dell’Istituto, non diciamo che ci saremmo salvati tutti, ma una buona parte di noi ne sarebbe uscita vincente’. Queste parole ci aiutano a pesare bene il valore che hanno per la società la scuola, lo studio, la formazione”. Per molto tempo un cartellone con queste parole è stato appeso, a Nisida, all’ingresso della scuola.



La lettera dei ragazzi di Nisida cui il Presidente si riferiva era stata pubblicata il 28 agosto da Il Mattino ed era il frutto di una scrittura collettiva, in classe, il giorno prima, con un gruppo di ragazzi con cui, durante l’anno scolastico 2001-2002, avevamo iniziato un’avventura esaltante nel suo svolgimento e molto meno nei suoi esiti, quella della sperimentazione di un corso di scuola superiore.



Nella fase immediatamente successiva alla visita di Ciampi, con quello stesso gruppo allargato ad altri ragazzi abbiamo provato a riscrivere i primi 12 articoli della Costituzione. Nel Nisida News dell’ottobre 2002 osservavo:

«La Costituzione è bella e moderna – come il Presidente ci ricorda spesso – ed è scritta in una lingua di grande chiarezza e sinteticità. Alcuni articoli, per esempio il 3°, restano nella memoria non solo per il loro altissimo contenuto ma anche per la loro forma di classica bellezza: non si potrebbero scrivere meglio. Ma non è così per ragazzi (non solo i ‘nostri’) che già all'articolo 1° restano completamente spiazzati: che vorrà mai dire ‘sovranità’, ‘esercita’, ‘forma e limiti’? e non superano la lettura del 2° dopo essersi arenati su ‘inviolabili’, ‘formazioni sociali’, ‘adempimento’, ‘inderogabili’... (Chissà se i costituenti avessero tenuto conto anche di ciò, quando hanno scritto che La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche...) Insomma: già il primo momento, quello della lettura, è lungo e faticoso per i ragazzi: bisogna capire i termini, appropriandosene al punto da riuscire a trovare sinonimi per loro più familiari, meno estranei... (Parlate potabile è l'invito che più costantemente i ragazzi rivolgono all'insegnante quando la spiegazione risulta troppo oscura e loro vogliono davvero capire).

E certe parole portano lontano, hanno un senso che il vocabolario non esaurisce: ma si comprendono davvero solo viaggiando nel tempo e nello spazio: “L'Italia è una Repubblica democratica...”: già, dov’è l'Italia su una carta geografica e quand’è diventata “Italia” e cosa c'era prima della “Repubblica” e che significa “democratica”? Quante ore si possono passare su questi tre termini, prima che tutti se ne facciano un’idea sufficientemente chiara... (…)

La fase del commento è la più difficile da gestire. Il ragazzo che sta in carcere in quanto ha violato una norma scopre con meraviglia che la Legge non è sua nemica, come ha sempre pensato. Ma, nel contempo, accumula ancora più rabbia perché pensa che si tratta solo di belle parole, perché quei diritti che lì stanno scritti così bene lui non li ha mai avuti. E non in carcere – dove, glieli hanno letti e spiegati – ma fuori, dove la società nel suo complesso non è riuscita a prenderlo positivamente in carico. E’ tutt'altro che semplice, per l'insegnante, favorire, nei ragazzi, una dislocazione da quel sentimento di rabbia, di estraneità e di contrapposizione nei confronti dello Stato ad un atteggiamento più mobile. E’ un processo lungo e complesso portarli a coltivare un dubbio, a verificare un'ipotesi: che, canalizzando i propri sentimenti di ribellione, imparando a sviluppare le proprie qualità migliori, rispettando essi stessi per primi i loro diritti (ricominciando a istruirsi, a formarsi) abbiano ancora tempo di diventare cittadini capaci di contribuire a concretizzare quanto della Costituzione resta ancora da fare. (Difficoltà fortemente amplificate con i ragazzi extracomunitari che si sentono doppiamente esclusi e perseguitati dalla legge). La fase della scrittura ha varie specifiche difficoltà, oltre quella propria a fermare su un foglio parole che già non è semplice dire. Una è la brevità: i ragazzi scrivono poco, di solito, ma sono tutt'altro che sintetici: spesso svolgono un tema in quattro, cinque righe, ripetendo quello che avevano già espresso nei primi due. Essere sintetici, non divagare, rispettare, riscrivendolo, il dettato costituzionale è stato per loro uno sforzo davvero molto forte. Anche perché hanno dovuto scrivere in maniera oggettiva: e il loro modo di inquadrare le cose è strettamente soggettivo. Per esempio: una volta capito che cosa significa che “l'Italia ripudia la guerra” il ragazzo tende a risolverla su un piano strettamente personale: “Non bisogna fare a mazzate, bisogna risolvere le cose con la bocca...come quando ho litigato con...”. E' stato adottato un sistema di scrittura collettiva, realizzata in tre tempi. Prima ciascuno ha scritto da solo, poi gli scritti sono stati comparati tra loro e sono state scelte le formulazioni migliori per ogni singola frase, (e quando il termine usato dai costituenti è stato lasciato tale e quale è perché il termine è stato compreso e considerato insostituibile). Infine è stato così riscritto ogni singolo articolo”.

Questi, per fare un esempio, sono i primi tre articoli della Costituzione riscritti nelle nostre aule:

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, che si basa principalmente sul lavoro.
Tutti i cittadini devono lavorare affinché la Repubblica vada avanti.
Il potere non è dei soldi, ma del popolo, che lo usa in base alla legge costituzionale.
La Repubblica rispetta i cittadini che La rispettano in tutti i modi.

Art.2
La Repubblica italiana assicura i diritti propri dell'uomo come singolo e in tutte le associazioni in cui porta la propria personalità.
Ogni cittadino ha il diritto e il dovere di votare e deve rispettare il pagamento delle tasse, per garantire che tutto funzioni in maniera che non sorgano problemi.

Art. 3
Tutti i cittadini italiani, per la legge, non sono diversi perché né i soldi né il potere fanno la differenza e quello che ci tiene in pari dignità è che semplicemente siamo persone. Perciò tutti i cittadini che abitano in Italia sono uguali davanti alla legge, senza differenza di sesso, di razza, di qualsiasi lingua e religione e hanno piena libertà di esprimere opinioni politiche che non intralcino la legge costituzionale.
Lo Stato italiano sa che i cittadini sono uguali davanti alla legge ma non sempre c'è uguaglianza di fatto. Perciò lo Stato si impegna a far sì che tutti i cittadini possano esprimere le proprie capacità e che non ci sia differenza tra persone di alta società e persone di bassa società. Tutti hanno diritto di essere curati, di imparare a vivere, di esprimersi meglio tramite l'insegnamento scolastico».



Si è trattato di un lavoro importante, poi ripreso in varie forme negli anni successivi, che i ragazzi commentarono così:

“Prima di leggere i 12 articoli fondamentali della Costituzione, pensavamo che era lo Stato che ce l'avesse con noi, mentre ora, approfondendo meglio, pensiamo che certe volte sono le persone che non sono in grado di rispettarli.
Abbiamo letto alcuni articoli che ci sono rimasti impressi. Il primo articolo dice: ‘La sovranità appartiene al popolo ’ e noi eravamo convinti che per l'Italia non contassimo niente, fossimo a valore zero.
Uno dei più belli articoli della Costituzione è il numero 3 che dice che tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di sesso, di razza, di religione, che sono uguali davanti alla legge, anche se non sempre è così. Se un po' tutti cercassero di mettere in atto tutto ciò che è scritto nell'articolo 3, si potrebbe constatare che nessuno è inferiore all'altro.
La legge costituzionale ci ha molto sorpreso per quante belle cose ci sono scritte, che poi non sempre vengono rispettate è un altro discorso. Il punto è questo: in un certo modo lo Stato si impegna a far sì che questi diritti possano essere messi in atto per qualsiasi persona che nasce o vive in questa Nazione.
Leggendo questi articoli abbiamo notato lo sviluppo che si cerca di fare in questo paese, anche se tutti noi dovremmo sforzarci di più per contribuire alla crescita culturale, economica e spirituale dell'Italia. Se tutti noi collaborassimo in tutto ciò vivremmo sicuramente meglio.
Ci siamo soffermati a osservare che nei primi 12 articoli non ce n’è scritto nessuno che riguarda il Presidente e tutte le associazioni politiche. Questo fa sì che qualsiasi persona pensa che la sua parola, le sue opinioni sono importanti, a meno che non intaccano la legge costituzionale.
Abbiamo letto anche altri articoli della Costituzione, per esempio il 13, il 27, il 34.
Nell'articolo 13, c’è scritto che ‘è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà’. Ma in alcune carceri tutto ciò è spesso violato e viene offesa la dignità dell'uomo non solo fisica ma anche morale. Noi abbiamo parenti e amici che hanno subito tutto questo e abbiamo visto che, invece, la Costituzione ha norme per proteggere le persone, in maniera che paghino solo quello che devono pagare e non di più.
Se le persone che rappresentano la legge infrangono la Costituzione, come si vuole che non la infrangano i cittadini che non rappresentano la legge?
Ora che abbiamo letto e riletto gli articoli fondamentali siamo più a conoscenza di quello che possiamo e non possiamo fare. Se si presta attenzione e la si legge con serietà, anche noi possiamo andare avanti meglio, cercando a poco a poco di fare meno sbagli possibile”.

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