domenica 9 ottobre 2016

Il mio Giardino delle Esperidi







Dal 19 al 23 ottobre torna, a Zagarise, Albi e Magisano, piccoli centri in provincia di Catanzaro, negli splendidi paesaggi della Presila, Il Giardino delle Esperidi, il festival ideato da Maria Faragò https://giardinidelleesperidi.wordpress.com/il-programma-2016/, un modo per prendersi cura del proprio territorio e promuovere cultura e innovazione partendo dalla propria tradizione.

Nel mio personale Giardino delle Esperidi autunnale, oltre i frutti citati in post precedente, caki, melagrane, sorbe e cotogne, ci sono le none e le patatole.

Le none, in italiano annone, sono state sempre una specie di coccola, una piccola festa. Quand’ero piccola, me le regalava la baronessa, la pelle bianca, un nastro nero al collo che tratteneva un medaglione di madreperla; poi sono sempre arrivate in regalo da qualche parente alla lontana. Quel doverle mettere a maturare nella lana, possibilmente in uno scatolo, evocava pulcini appena nati, gattini piccolissimi, qualcosa che non solo è vivo, ma ha un cuore che batte. E quel mangiarle con un cucchiaino era come mangiare un dolce, una fetta di torta, un piattino di crema.

Le patatole, ovvero le patate americane o patate dolci hanno dato (danno) il tepore giusto a serate già fredde, con un tocco, immediato, di allegria. Bollite, al forno, fritte, al cartoccio, fatte a cuddureddi (una sorta di graffe), fatte dorare per contorno insieme alle patate normali e alle mele: pomi d’oro anch’esse, degne delle Esperidi.


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