lunedì 3 aprile 2017

Quando Gesù si mise a scrivere







Gesù si chinò e si mise a scrivere
col dito per terra...
Chinatosi di nuovo,
scriveva per terra (Giovanni 8,6.8)

La liturgia di oggi (Vangelo di Giovanni, ma il brano sembra dover essere attribuito a Luca) contiene l’unico passo del Vangelo in cui Gesù – il cui insegnamento è tutto orale – scrive. 

Che cosa non si sa anche se, nel tempo, ipotesi e interpretazioni non sono mancate.

«Una delle più famose e ancora oggi in voga - formulata per primo da Girolamo (IV-V secolo) - è quella secondo la quale Gesù scrive i singoli peccati di coloro che conducono la donna sorpresa in flagrante adulterio. Altri ritengono che, in consonanza con l’uso romano, Gesù scriva il suo verdetto nei riguardi della donna e dei suoi detrattori prima di pronunciarlo. Altri ancora segnalano che il gesto di Gesù col dito richiama la scrittura della Legge da parte di Dio su tavole (Es 31,18; Dt 9,10). Gesù scriverebbe, quindi, la nuova Legge dell’amore misericordioso. Per alcuni infine Gesù fa riferimento a Ger 17,13 in cui il profeta parla del tempio (proprio dove si trova Gesù in quel momento): O speranza d’Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva.» (padre Filippo Belli, docente di Teologia biblica)

Chissà se Gesù ha davvero scritto delle parole o, semplicemente, tracciato linee nella sabbia, come capita a molti di scarabocchiare ascoltando un dibattito. Molto probabilmente, anche se non c’erano parole scritte (e non tutti, comunque, sarebbero stati in grado di leggerle), ognuno dei presenti ha visto segnata lì, a caratteri cubitali e indelebili, la propria colpa.

Il fascino di quelle parole scritte sta tutto nel fatto che nessuno le può leggere, ma ciascuno le può sentire.

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