giovedì 20 luglio 2017

Gli scavi di Occhio, un groviglio di sterpaglie



 
Foto di Nino Ferrara
Come ben mostra la foto di Nino Ferrara, è in stato di totale abbandono il sito archeologico da cui provengono le anfore di Occhio, che fanno bella mostra di sé al MaRC (vedi post precedente).

Quando venne inaugurato, nella primavera del 2012, così ne scrissi sul mio blog e su Zoomsud:

«Tra i due torrenti Filici, all’inizio di Occhio, percorrendo la Statale 106 da Pellaro verso Reggio, nel 1975, scavando le fondamenta per costruire una casa, si scoprì una tomba a camera, con iscrizioni a caratteri greci, con il nome del padrone, dello schiavo e dell’autore dell’incisione. Fu l’inizio di alcune campagne di scavo, tutte condotte da Rossella Agostino, che hanno portato al rinvenimento di ambienti databili al II e III secolo a. C., riconducibili probabilmente ad una necropoli arcaica – il che direbbe che l’abitato costruito dai primi colonizzatori di questa parte della Magna Grecia doveva essere collocato più a nord, nell’attuale Mortara – nonché anfore di tipo protocorinzie e pitecusano, un gioiello di fattura egizia e una fornace a pianta circolare (è risaputo che Pellaro, in epoca romana, ha prodotto molti oggetti in ceramica, dalle anfore alle lucerne). (…)

Ce ne sono tante, in Calabria, scoperte casuali, come quella del sito archeologico di San Leo: tracce di un passato che ha disseminato – parrebbe inutilmente – il nostro territorio di piccoli, grandi tesori, che potrebbero essere anche ricchezza del presente.

Che questo piccolo spazio, di grande suggestione incastrato tra palazzotti moderni, i resti delle campagna e la vicina spiaggia – un gioiellino – sia stato oggi restituito alla città, con l’inaugurazione ufficiale cui ha preso parte anche il sindaco Arena è un bel segno. Se si riuscirà a non farle restare pietre che raccontano solo al vento la storia, sarà un gran bel segno.»

Speranza del tutto disattesa: il sito è un groviglio sterpaglie: imbavagliato e muto anche per il vento.

Non ne usciremo finché di fronte a simili scempi (e, questo, in fondo, rispetto a tanti, è solo un piccolo scempio) la risposta dei più sarà un’alzata di spalle con a fior di labbra uno sconfortato e complice Rriggiu non vindiu mai ranu.

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