lunedì 5 febbraio 2018

Sangue giusto di Francesca Melandri








Shimeta Iegmeta Attilaprofeti, un giovane etiope, si presenta, nel 2010, a casa di Ilaria Profeti, dicendole di essere figlio del figlio mai riconosciuto del padre di lei, un novantacinquenne che ha ormai perso la memoria.

Inizia così, per Ilaria, una ricerca che, riunendo i tasselli di una famiglia a dir poco atipica, unisce il presente dell’immigrazione africana in Italia con il passato coloniale del nostro paese.

Sangue giusto di Francesca Melandri, recentemente edito da Rizzoli, è un libro vivido e coinvolgente, di quelli che accompagnano il lettore ben oltre la parola fine.

Ci sono decine e decine pagine su cui è doloroso soffermarsi per la vergogna della nostra vicenda coloniale, con i terribili corollari delle uccisioni, dei gas, degli stupri, e l’infamia delle leggi razziali che definivano la superiorità dei bianchi sui neri.

Una grande macchia nera, che l’Italia repubblicana non ha mai voluto affrontare fino in fondo e che qui emerge prepotentemente, in una vicenda che lega le vicende inventate della famiglia Profeti con la storia, reale, del nostro paese.

Ripercorrere i fili del passato non è un esercizio astratto di memoria, ma la filigrana necessaria per leggere il presente, non privo, anch'esso, di aspetti bui.

Se dovessi consigliare uno solo dei romanzi usciti di recente, consiglierei questo. 

Non è, forse, quello letterariamente perfetto. Ma è un romanzo che, con una trama sorprendente e personaggi di grande autenticità, illumina più di un lato oscuro del paese, spalancando, a chi legge, un orizzonte molto più ampio e profondo.

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